Il giudice del patteggiamento, nel disporre la confisca facoltativa di denaro e beni sequestrati, deve fornire adeguata e logica motivazione in ordine all'esistenza di un nesso di pertinenzialità tra tali beni e la commissione del reato, non essendo sufficiente il mero rinvenimento dei beni nella disponibilità dell'imputato o la loro aspecifica connessione con l'attività illecita. In particolare, il giudice deve verificare e motivare in modo specifico: 1) se il denaro sequestrato costituisca effettivamente il profitto del reato, tenendo conto della congruità dell'importo rispetto all'entità dell'attività illecita accertata; 2) se i beni, come i telefoni cellulari, siano stati utilizzati in modo strumentale alla perpetrazione del reato, sulla base di elementi probatori più pregnanti rispetto a mere presunzioni. La motivazione deve essere logica, coerente e aderente alle risultanze processuali, al fine di giustificare adeguatamente l'ablazione dei beni dalla sfera patrimoniale dell'imputato.