Cassazione penale Sez. II sentenza n. 8123 del 20 febbraio 2013

ECLI:IT:CASS:2013:8123PEN

Massima

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Il pericolo di reiterazione del reato, ai fini dell'applicazione della misura cautelare della custodia in carcere, può essere desunto dalla gravità e modalità di commissione dei fatti, nonché dalla personalità dell'indagato, senza necessità di un'analitica dimostrazione dell'inidoneità di altre misure cautelari, essendo sufficiente che il giudice indichi gli elementi specifici che, nella singola fattispecie, rendono la custodia in carcere la misura più adeguata ad impedire la prosecuzione dell'attività criminosa. Il giudizio di pericolosità sociale dell'indagato può fondarsi sulla commissione di più episodi delittuosi della stessa specie, anche se risalenti nel tempo, purché non emerga il compimento di ulteriori reati dopo l'ultimo arresto. La motivazione del provvedimento cautelare deve dare conto in modo adeguato di tali elementi, senza necessità di ulteriori specificazioni circa la sussistenza dei gravi indizi di colpevolezza, già non contestati.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SECONDA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. ESPOSITO Antonio - Presidente

Dott. TADDEI Margherita - Consigliere

Dott. DAVIGO Piercamillo - Consigliere

Dott. IASILLO Adriano - Consigliere

Dott. DI MARZIO Fabrizio - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

(OMISSIS), nato a (OMISSIS);

avverso l'ordinanza del Tribunale di Napoli, in data 11.6.2012 dep. in data 10.7.2012;

Sentita la relazione della causa fatta dal Consigliere Dr. Piercamillo Davigo;

Udita la requisitoria del Sostituto Procuratore Generale, Dott. D'Angelo Giovanni, il quale ha concluso chiedendo che il ricorso sia dichiarato inammissibile.

Udito il difensore, Avv. (OMISSIS), il quale ha concluso chiedendo l'accoglimento del ricorso.

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