Il proprietario di un bene immobile, oggetto di occupazione d'urgenza da parte della pubblica amministrazione, ha diritto alla restituzione del bene qualora non sia stato emesso il decreto di espropriazione entro il termine di efficacia dell'occupazione, indipendentemente dalle responsabilità circa la mancata conclusione del procedimento ablatorio. In tal caso, il proprietario ha diritto al risarcimento del danno per il periodo di occupazione illegittima, calcolato applicando il saggio legale di interesse sul valore di mercato del bene. La domanda di riduzione in pristino dell'area occupata, al fine di recuperare il terreno di cui il proprietario è stato spossessato, non è soggetta al termine di decadenza di sei mesi previsto dall'art. 936 c.c. per la scelta tra ritenzione e rimozione delle opere eseguite. Il giudice amministrativo non può sostituirsi all'amministrazione nella valutazione comparativa degli interessi in gioco e nella conseguente decisione in ordine all'acquisizione o alla restituzione del bene, trattandosi di scelta riservata alla discrezionalità dell'amministrazione. Il risarcimento del danno non patrimoniale non può essere automaticamente determinato nella misura del 10% del valore venale del bene, ai sensi dell'art. 42-bis d.P.R. 327/2001, in assenza di prova del pregiudizio subito.