Il potere di sospensione dell'efficacia o dell'esecuzione di un provvedimento amministrativo, previsto dall'art. 21-quater, comma 2, della legge n. 241/1990, può essere esercitato dall'organo che ha emanato il provvedimento o da altro organo previsto dalla legge, ma soltanto per "gravi ragioni" e per il tempo strettamente necessario, non superiore ai termini per l'esercizio del potere di annullamento di cui all'art. 21-nonies della medesima legge. La mera pendenza di un ricorso giurisdizionale non costituisce di per sé una "grave ragione" idonea a giustificare l'esercizio di tale potere cautelare, in quanto ciò comporterebbe una indebita appropriazione da parte dell'amministrazione del potere cautelare riservato al giudice ai sensi dell'art. 55 del codice del processo amministrativo. Inoltre, il rischio di modificazioni irreversibili della realtà giuridica e fattuale, pur rilevante, non fonda di per sé l'esercizio del potere sospensivo, dovendo l'amministrazione addurre ulteriori specifiche ragioni che inducano a prevenire tale esito. Il potere di sospensione, in quanto eccezionale e derogatorio rispetto al principio di efficacia immediata degli atti amministrativi, deve essere esercitato con rigore e in modo da non compromettere indebitamente il legittimo affidamento riposto dai destinatari nell'esecuzione del provvedimento.