Cassazione penale Sez. VI sentenza n. 4132 del 1 febbraio 2007

ECLI:IT:CASS:2007:4132PEN

Massima

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Il dolo del reato di calunnia si desume dalle concrete circostanze e modalità esecutive della condotta, che evidenziano la cosciente volontà dell'agente di formulare una falsa accusa nei confronti di una persona ritenuta innocente. L'accertamento del dolo non richiede necessariamente una confessione dell'imputato, ma può essere desunto attraverso un processo logico-deduttivo che valuti l'insieme degli elementi probatori, come la coerenza e plausibilità del racconto della persona offesa, la disponibilità di una somma di denaro inferiore a quella denunciata come sottratta, l'assenza di precedenti indagini a carico della persona incolpata, nonché eventuali moventi che possano aver indotto l'imputato a formulare la falsa denuncia. Pertanto, il giudice di merito, nel valutare la sussistenza del dolo di calunnia, deve esaminare attentamente tutte le circostanze concrete del caso, senza limitarsi a un mero riscontro formale della condotta, ma operando una ricostruzione logica e coerente dell'elemento soggettivo del reato sulla base di un complessivo apprezzamento degli indizi probatori acquisiti.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

Sesta Sezione Penale

composta dai signori magistrati:

Dott. Giangiulio Ambrosini presidente

Dott. ((omissis)) consigliere

Dott. ((omissis)) consigliere

Dott. ((omissis)) consigliere

Dott. ((omissis)) consigliere rel.

ha pronunciato la seguente

SENTENZA

sul ricorso proposto da Pa.Ro., nato a Co. (MC) il (...);

avverso la sentenza emessa in data 24.05.2005 dalla Corte di Appello di Ancona:

letti il ricorso e la sentenza impugnata ed esaminati gli atti;

udita in pubblica udienza la relazione svolta dal consigliere dott. ((omissis));

udito il pubblico ministero in persona del sostituto Procuratore Generale dott. ((omissis)), che ha concluso per l'inammissibilità del ricorso;

udito il difensore dell'…

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