Il principio di diritto fondamentale che emerge dalla sentenza è il seguente: Le opere abusive realizzate in assenza o in difformità dal titolo abilitativo edilizio e non conformi alle norme urbanistiche e alle prescrizioni degli strumenti urbanistici non sono sanabili ai sensi dell'art. 32, commi 25 ss., del d.l. n. 269/2003 (c.d. "condono edilizio"), qualora si tratti di nuove costruzioni ad uso non residenziale (commerciale), in quanto tale tipologia di interventi non rientra nell'ambito applicativo della relativa disciplina di sanatoria, la quale circoscrive la condonabilità alle sole nuove costruzioni aventi destinazione residenziale, entro i limiti volumetrici ivi previsti. L'incompatibilità qualitativa delle opere abusive rispetto ai parametri di condonabilità previsti dalla norma preclude l'applicazione della relativa disciplina, a prescindere dai valori quantitativi delle stesse. Inoltre, l'omessa integrazione della documentazione prescritta dalla legge ai fini della definizione dell'illecito edilizio, entro il termine perentorio stabilito, determina l'improcedibilità della relativa istanza di condono.