Cassazione penale Sez. V sentenza n. 9105 del 6 marzo 2020

ECLI:IT:CASS:2020:9105PEN

Massima

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La diffamazione aggravata continuata mediante pubblicazione di affermazioni denigratorie sui social network e siti internet, anche in assenza di una formale dichiarazione di apertura del dibattimento, è configurabile qualora la paternità degli scritti sia desumibile dalla sottoscrizione degli stessi da parte dell'imputato, in mancanza di deduzione di eventuali frodi informatiche o furti di identità digitale, e il comportamento successivo dell'imputato, come la rimozione di alcuni contenuti offensivi a seguito di diffida, confermi tale paternità. La mancata lettura dell'imputazione da parte dell'ausiliario del giudice, dopo la dichiarazione di apertura del dibattimento, non determina alcuna nullità, in quanto tale violazione non rientra nelle ipotesi di nullità di ordine generale previste dalla legge processuale.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. VESSICHELLI Maria - Presidente

Dott. MORELLI Francesca - Consigliere

Dott. TUDINO Alessandrina - Consigliere

Dott. MOROSINI Elisabetta - Consigliere

Dott. RICCARDI Giusepp - rel. Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nata il (OMISSIS);
avverso la sentenza del 15/06/2018 della Corte di Appello di Catanzaro;
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
udita la relazione svolta dal Consigliere RICCARDI GIUSEPPE;
udito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore SPINACI Sante, che ha concluso chiedendo l'inammissibilita' del ricorso;
udito il difensore, Avv. (OMISSIS), che ha concluso chiedendo l'accoglimento del ricorso.
RITENUTO IN FATTO<…

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