Cassazione penale Sez. II sentenza n. 52613 del 18 dicembre 2014

ECLI:IT:CASS:2014:52613PEN

Massima

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Il delitto di truffa aggravata si configura quando l'agente, mediante artifici o raggiri, induce in errore la persona offesa inducendola a compiere un atto di disposizione patrimoniale, anche attraverso l'utilizzo di uno pseudonimo, con conseguente ingiusto profitto per sé o per altri e danno per la vittima. La mancanza di qualifica professionale vantata e l'impiego di materiali di pregio non corrispondente al vero integrano gli estremi della condotta decettiva, non rilevando la qualificazione giuridica del fatto come mero inadempimento contrattuale. Ai fini della determinazione della pena, il giudice deve valutare la gravità del fatto e la personalità del reo desunta anche dai precedenti penali, senza che sia necessario dare specifico conto delle modalità della condotta, qualora la motivazione risulti comunque adeguata.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SECONDA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. ESPOSITO Antonio - Presidente

Dott. CASUCCI Giuliano - rel. Consigliere

Dott. RAGO Geppino - Consigliere

Dott. ALMA Marco Mario - Consigliere

Dott. BELTRANI Sergio - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

(OMISSIS) N. IL (OMISSIS);

avverso la sentenza n. 1355/2012 CORTE APPELLO di ANCONA, del 18/06/2013;

visti gli atti, la sentenza e il ricorso;

udita in PUBBLICA UDIENZA del 10/12/2014 la relazione fatta dal Consigliere Dott. GIULIANO CASUCCI;

Udito il Procuratore Generale in persona del Dott. GALASSO Aurelio che ha concluso per l'inammissibilita' del ricorso;

Udito il difensore Avv. (OMISSIS) che ha concluso per l'accoglimento del ricorso.

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