Cassazione penale Sez. VI sentenza n. 13742 del 2 aprile 2008

ECLI:IT:CASS:2008:13742PEN

Massima

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Il metodo mafioso, quale modalità di commissione di reati, si configura autonomamente come circostanza aggravante comune, applicabile a tutti i delitti, a prescindere dalla partecipazione a un'associazione di tipo mafioso o dalla formale contestazione di un reato associativo. L'avvalersi della forza di intimidazione derivante dal vincolo associativo e della conseguente condizione di assoggettamento e omertà, caratterizza la condotta tipica del reato di estorsione, integrandone l'aggravante prevista dall'art. 7 del d.l. n. 152 del 1991, convertito in l. n. 203 del 1991. Tale aggravante sussiste anche in assenza della formale contestazione di un'ipotesi di reato associativo, essendo sufficiente che la violenza o la minaccia assumano le connotazioni proprie della violenza o della minaccia di matrice mafiosa, ovvero una penetrante forza intimidatoria derivante dall'evocazione di una struttura criminale capace dei più efferati delitti. La finalità della norma è quella di contrastare in modo più incisivo l'atteggiamento di coloro che, pur non partecipando a reati associativi, si comportino come mafiosi o ostentino una condotta idonea ad esercitare sui soggetti passivi quella particolare coartazione e intimidazione proprie delle organizzazioni di tipo mafioso, anche in assenza di un diretto coinvolgimento di esponenti di tali organizzazioni. La valutazione circa la sussistenza dell'aggravante in concreto, fondata su elementi quali le richieste per aiutare detenuti, il carattere periodico della prestazione estorsiva e il riferimento a una prassi diffusa, costituisce un giudizio di fatto rimesso al prudente apprezzamento del giudice di merito, la cui motivazione non è sindacabile in sede di legittimità se non per vizi logici o contraddittorietà.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SESTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. DE ROBERTO Giovanni - Presidente

Dott. MANNINO ((omissis)) - Consigliere

Dott. MARTELLA ((omissis)) - Consigliere

Dott. CONTI Giovanni - Consigliere

Dott. LANZA Luigi - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

1. PROCURATORE GENERALE PRESSO LA CORTE D'APPELLO DI LECCE;

2. PA. Pi. Lu. , nato il (OMESSO);

avverso la sentenza della Corte d'appello di Lecce 28 marzo 2007 n. 490.

Sentita la relazione svolta dal Cons. Dott. S. F. MANNINO;

Sentita la requisitoria del PROCURATORE GENERALE, in persona del Dr. ((omissis)) IACOVIELLO, il quale ha concluso per il rigetto del ricorso;

Sentita l'arringa del difensore, avv. VALENTINI Gabriele, il quale ne ha chie…

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