Il passaggio in giudicato di una sentenza di condanna non consente di dedurre mediante incidente di esecuzione le nullità assolute ed insanabili derivanti dall'omessa citazione dell'imputato o del suo difensore, essendo tale doglianza proponibile esclusivamente attraverso la richiesta di rescissione del giudicato ai sensi dell'art. 629-bis c.p.p. Ciò in ragione dell'intervenuta irrevocabilità della pronuncia, salva la possibilità di far valere l'incolpevole mancata conoscenza della celebrazione del processo che si assuma derivata dalle nullità stesse. La richiesta di restituzione nel termine per proporre impugnazione, ai sensi dell'art. 175 c.p.p., non può essere riqualificata come domanda di rescissione del giudicato, attesa la eterogeneità, per natura e funzione, dei due rimedi, né può trovare applicazione la disciplina di cui al D.Lgs. n. 150/2022, in quanto la sentenza di condanna è stata emessa prima dell'entrata in vigore di tale normativa. Inoltre, il principio di conservazione degli atti di cui all'art. 568, comma 5, c.p.p. non è applicabile alla richiesta di restituzione nel termine, in quanto tale rimedio non rientra tra le impugnazioni disciplinate dal codice di rito.