Il reato di produzione di materiale pedopornografico di cui all'art. 600-ter, comma 1, cod. pen. si configura anche nel caso di "pornografia domestica", ossia quando il materiale è realizzato con il consenso del minore che abbia raggiunto l'età del consenso sessuale, purché tale consenso non sia viziato da condizionamenti derivanti dalla posizione dell'autore e il materiale sia destinato ad un uso strettamente privato. Tuttavia, tale esclusione della tipicità non opera quando il minore coinvolto non ha raggiunto l'età del consenso sessuale o quando, pur avendola raggiunta, sussiste una evidente posizione non paritaria tra autore del reato e persona offesa, come nel caso in cui il primo sia il nonno ultrassessantenne della piccola vittima di dieci anni, a lui affidata per ragioni di educazione e custodia. In tali ipotesi, il reato di produzione di materiale pedopornografico è correttamente configurato, anche nella forma aggravata dall'uso della minaccia, senza che sia necessario l'accertamento del concreto pericolo di diffusione del materiale prodotto. Nella determinazione della pena, il giudice può legittimamente valorizzare la gravità della condotta e la capacità a delinquere del reo, anche con riferimento al comportamento successivo al reato, per negare le circostanze attenuanti generiche e irrogare una pena prossima al massimo edittale, purché tale valutazione sia sorretta da adeguata e logica motivazione.