Il giudice, nel determinare la pena per il reato continuato, non è tenuto a una specifica e dettagliata motivazione in merito ai criteri seguiti per l'aumento della pena base per i singoli reati satellite, essendo sufficiente la motivazione relativa alla quantificazione della pena base. Tuttavia, quando il giudice abbia riconosciuto il vincolo della continuazione tra più reati e abbia giustificato, in base ai criteri di cui all'art. 133 c.p., la misura dell'aumento stabilito a titolo di continuazione in misura inferiore all'aumento medio previsto dall'art. 81 c.p., comma 2, può ritenersi che abbia correttamente assolto all'obbligo di motivazione. Ciò in quanto la graduazione della pena rientra nella discrezionalità del giudice di merito, che la esercita in aderenza ai principi enunciati negli artt. 132 e 133 c.p., e la censura mira ad una nuova valutazione della congruità della pena la cui determinazione non sia frutto di mero arbitrio o di ragionamento illogico. Pertanto, in caso di mancato rispetto della previsione del primo periodo dell'art. 533 c.p.p., comma 2, non è necessario l'annullamento con rinvio da parte della Corte di Cassazione quando sia agevole ricostruire il ragionamento seguito dal giudice di merito, anche se rimasto "in punta di penna".