Il diritto all'assegnazione di un alloggio di servizio da parte dell'Amministrazione militare non costituisce un diritto soggettivo in capo al dipendente, ma rappresenta un mero beneficio concesso dall'Amministrazione stessa al fine di alleviare le difficoltà abitative del personale e di assicurare un pronto ed efficace utilizzo dei dipendenti nelle rispettive sedi di servizio. L'assegnazione dell'alloggio di servizio è pertanto subordinata alla effettiva disponibilità di unità abitative presso i Comandi e alla valutazione discrezionale dell'Amministrazione, senza che possa configurarsi un obbligo in capo a quest'ultima. Conseguentemente, la mancata assegnazione o la revoca dell'alloggio di servizio, anche a causa dell'indisponibilità di immobili idonei o di modifiche della posizione del dipendente, non determina alcuna responsabilità risarcitoria dell'Amministrazione, in assenza di un diritto soggettivo del dipendente all'assegnazione. Inoltre, eventuali danni, anche di natura morale, derivanti dalla mancata fruizione dell'alloggio non possono essere posti a carico dell'Amministrazione, in quanto non direttamente riconducibili a un suo comportamento contra jus. L'unico rimborso previsto dalla normativa è quello del canone di locazione per un periodo massimo di tre mesi, ma solo per il personale trasferito d'autorità e non a domanda, come nel caso di specie.