Il provvedimento del giudice per le indagini preliminari che rigetta l'istanza di applicazione della pena su richiesta delle parti ai sensi dell'art. 444 c.p.p. è un provvedimento non definitivo, in quanto la richiesta può essere riproposta e la pena concordata può essere applicata anche nel giudizio ordinario, e pertanto è ricorribile per cassazione solo congiuntamente alla sentenza che definisce il giudizio, non essendo esperibile il ricorso immediato ai sensi dell'art. 127 c.p.p., comma 7, in quanto tale norma non autorizza l'impugnazione di qualsiasi ordinanza, ma si riferisce ad un numerus clausus di provvedimenti. Il rigetto dell'istanza di patteggiamento da parte del giudice per le indagini preliminari non è quindi immediatamente impugnabile con ricorso per cassazione, ma può essere fatto valere solo unitamente all'impugnazione della sentenza definitiva, in conformità alla consolidata giurisprudenza di legittimità, la quale ritiene che l'art. 586 c.p.p. trovi applicazione anche per le ordinanze emesse nella fase delle indagini preliminari, non essendo condivisibile l'interpretazione estensiva dell'art. 127 c.p.p. che consentirebbe l'impugnazione immediata di qualsiasi ordinanza.