Il giudicato formatosi sulla sentenza del TAR Campania n. 3 del 1992, confermata dal Consiglio di Stato con la sentenza n. 1007 del 2013, impone all'amministrazione comunale di riesaminare la domanda di concessione edilizia presentata dalla società ricorrente, senza poter tenere conto di sopravvenute modifiche della strumentazione urbanistica, in quanto inopponibili all'interessato. L'amministrazione non può eludere il giudicato attraverso l'adozione di nuovi provvedimenti di diniego fondati su motivi diversi da quelli già censurati, ma deve valutare la domanda alla luce della disciplina urbanistica vigente al momento della notifica della sentenza n. 3 del 1992. Qualora l'amministrazione persista nell'inadempimento, il giudice amministrativo può nominare un commissario ad acta per la conclusione del procedimento, con spese a carico dell'ente inadempiente. Il diritto di edificare, quale facoltà compresa nel diritto di proprietà, è soggetto a conformazione da parte della legge e della pubblica amministrazione in funzione dei molteplici interessi pubblici e privati coinvolti, non solo di natura urbanistico-edilizia, ma anche di carattere sanitario, antisismico, paesaggistico e ambientale, che devono essere valutati al momento dell'esame della domanda.