La concessione amministrativa di beni pubblici, quale atto di conferimento in via esclusiva dell'uso e del possesso di beni patrimoniali indisponibili dell'amministrazione a favore di un privato, è qualificabile come concessione-contratto, la cui natura traslativa e definitiva deve essere desunta non solo dal nomen iuris attribuito dalle parti, ma anche dal suo contenuto e dagli effetti concretamente prodotti, in applicazione dei criteri ermeneutici di cui agli artt. 1362 e ss. c.c. Pertanto, ove l'amministrazione concedente, pur avendo validamente stipulato il disciplinare di concessione, non abbia provveduto all'effettiva consegna dei beni al concessionario nel termine contrattualmente previsto, essa è tenuta all'adempimento di tale obbligo, non potendo eccepire la nullità o l'inesistenza del titolo concessorio per il solo mancato espletamento di una preventiva procedura di evidenza pubblica, trattandosi di vizi che, al più, potrebbero comportare l'annullabilità dell'atto, ma non la sua radicale invalidità. L'amministrazione, tuttavia, conserva il potere di riesame della concessione in autotutela, nel rispetto dei principi di buon andamento e di tutela dell'affidamento del privato.