Il patteggiamento è un istituto processuale che consente all'imputato di ottenere una pena ridotta a fronte di una dichiarazione di colpevolezza. Ai sensi dell'art. 448 comma 2-bis c.p.p., introdotto dalla L. 103/2017, il ricorso per cassazione avverso la sentenza di patteggiamento è ammesso solo per vizi attinenti all'espressione della volontà dell'imputato, al difetto di correlazione tra richiesta e sentenza, all'erronea qualificazione giuridica del fatto e all'illegalità della pena o della misura di sicurezza. Non è pertanto ammissibile il ricorso che deduca il vizio di violazione di legge per la mancata verifica dell'insussistenza di cause di proscioglimento ex art. 129 c.p.p., atteso che tale motivo di impugnazione non rientra tra quelli tassativamente previsti dalla norma. La nuova disciplina si applica ai procedimenti per i quali la richiesta di patteggiamento sia stata avanzata successivamente al 3 agosto 2017. In caso di declaratoria di inammissibilità del ricorso, il ricorrente è condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende, ravvisandosi profili di colpa relativi alla causa di inammissibilità.