Cassazione penale Sez. III sentenza n. 43160 del 21 settembre 2017

ECLI:IT:CASS:2017:43160PEN

Massima

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Il dolo intenzionale richiesto per la configurazione del reato di abuso di ufficio ex art. 323 c.p. può essere desunto non solo dalla prova di un accordo collusivo tra il pubblico ufficiale e il privato beneficiario, ma anche da elementi sintomatici quali la macroscopica illegittimità dell'atto compiuto, l'evidenza, reiterazione e gravità delle violazioni, la competenza dell'agente nonché l'intento di sanare le illegittimità con successive violazioni di legge, poiché l'intenzionalità del vantaggio può prescindere dalla volontà di favorire specificamente il privato interessato alla singola vicenda amministrativa. Pertanto, il perseguimento di un fine pubblico, pur eventualmente legittimo, non esclude il dolo intenzionale richiesto dalla fattispecie, salvo che tale fine costituisca l'obiettivo principale dell'agente, circostanza che deve essere adeguatamente motivata dal giudice di merito sulla base di una valutazione complessiva della condotta del pubblico ufficiale.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE TERZA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. FIALE Aldo - Presidente

Dott. AMORESANO Silvio - Consigliere

Dott. ANDREAZZA Gastone - rel. Consigliere

Dott. GAI Emanuela - Consigliere

Dott. MOLINO Pietro - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), n. a (OMISSIS);
avverso la sentenza della Corte d'appello di Lecce in data 09/10/2015;
udita la relazione svolta dal Consigliere Dr. ((omissis));
udite le conclusioni del Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore generale Dr. FILIPPI Paola, che ha concluso per il rigetto;
udite le conclusioni del Difensore di fiducia, avv. (OMISSIS), che ha chiesto l'accoglimento.
RITENUTO IN FATTO E CONSIDERATO IN DIRITTO
1. (OMISSIS) ha proposto ricorso avverso la sentenza dell…

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