Tribunale civile Venezia sentenza n. 1504 del 30 agosto 2023
Massima
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L'avvocato, nell'adempimento dell'incarico professionale conferitogli, ha l'obbligo di diligenza da osservare ai sensi del combinato disposto di cui agli artt. 1176, comma 2, e 2236 c.c., essendo tenuto a rappresentare al cliente tutte le questioni di fatto e di diritto, comunque insorgenti, ostative al raggiungimento del risultato, o comunque produttive del rischio di effetti dannosi. Incombe sull'avvocato l'onere di fornire la prova della condotta mantenuta, insufficiente al riguardo essendo il rilascio da parte del cliente delle procure necessarie all'esercizio dello "jus postulandi" inidoneeo ad obiettivamente ed univocamente deporre per la compiuta informazione in ordine a tutte le circostanze indispensabili per l'assunzione da parte del cliente di una decisione pienamente consapevole. L'accertamento del nesso eziologico tra la condotta dell'avvocato ed il risultato derivatone non deve essere frutto di una "mera astratta valutazione" bensì di un "giudizio prognostico" che conduca ad elevate percentuali probabilistiche, essendo necessario verificare che, senza quella omissione, il risultato sarebbe stato conseguito. Incombe sul cliente l'onere di dare effettiva dimostrazione del sicuro fondamento dell'azione, la quale avrebbe dovuto essere proposta o diligentemente coltivata, nonché la prova che gli effetti di una diversa attività del professionista sarebbero stati a lui più vantaggiosi. La scelta di una determinata strategia processuale può essere foriera di responsabilità, purché l'inadeguatezza rispetto al raggiungimento del risultato perseguito dal cliente sia valutata dal giudice di merito "ex ante", in relazione alla natura e alle caratteristiche della controversia e all'interesse del cliente ad affrontarla con i relativi oneri, dovendosi in ogni caso valutare anche il comportamento successivo tenuto dal professionista nel corso della lite. La regola della preponderanza dell'evidenza o del "più probabile che non" si applica non solo all'accertamento del nesso di causalità fra l'omissione e l'evento di danno, ma anche all'accertamento del nesso tra quest'ultimo, quale elemento costitutivo della fattispecie, e le conseguenze dannose risarcibili, atteso che, trattandosi di evento non verificatosi proprio a causa dell'omissione, lo stesso può essere indagato solo mediante un giudizio prognostico sull'esito che avrebbe potuto avere l'attività professionale omessa.
Sentenza completa
REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO TRIBUNALE ORDINARIO di VENEZIA Seconda CIVILE Il Tribunale, nella persona del Giudice dott. Silvia Franzoso ha pronunciato la seguente SENTENZA nella causa civile di Primo Grado iscritta al n. 3700/2019 del Ruolo Generale promossa da: Co.Gr. (Avv. Er.Pa.) Attore contro Fa.An. (Avv. Vi.Sa.) convenuto Oggetto: responsabilità professionale MOTIVAZIONE Con atto di citazione ritualmente notificato Co.Gr. ha convenuto in giudizio l'Avv. Fa.An. al fine di sentirlo condannare al risarcimento dei danni patrimoniali e non quantificati in complessivi Euro10.029,00, patiti dalla parte attrice a causa dell'inadempimento professionale posto in essere dal convenuto, nonchè alla restituzione della somma di Euro3.384,85, pari al saldo del compenso corrisposto all'Avv. Fa., oltre interessi e spese di lite. Invero esponeva di aver incaricato il convenuto nel gennaio 2013 al fine di valutare …
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