Il provvedimento amministrativo di diffida per il mancato ripristino ambientale di un'area deve essere adottato all'esito di una istruttoria completa e approfondita, che consenta di accertare in modo certo e inequivocabile la sussistenza dell'obbligo di ripristino e l'inadempimento dello stesso da parte del soggetto diffidato. Il provvedimento deve essere adeguatamente motivato, con riferimento puntuale agli elementi fattuali e giuridici che lo sorreggono, e deve rispettare le garanzie partecipative previste dalla legge, salvo comprovate e motivate esigenze di urgenza. In assenza di tali requisiti, il provvedimento è affetto da eccesso di potere per difetto di istruttoria, di motivazione e violazione del giusto procedimento, e pertanto è annullabile dal giudice amministrativo. L'amministrazione è inoltre tenuta a valutare con particolare attenzione e ponderazione gli interessi pubblici e privati coinvolti, nel rispetto dei principi di proporzionalità, ragionevolezza e tutela dell'affidamento, evitando di adottare provvedimenti sproporzionati o contrastanti con precedenti determinazioni. Il giudice, nel sindacare la legittimità del provvedimento, deve verificare la completezza e la correttezza dell'istruttoria svolta, nonché la congruità e la coerenza della motivazione rispetto agli elementi acquisiti, senza sostituirsi all'amministrazione nella valutazione discrezionale dei fatti.