Cassazione penale Sez. VI sentenza n. 19930 del 9 maggio 2019

ECLI:IT:CASS:2019:19930PEN

Massima

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Il giudice di legittimità, nell'esaminare il ricorso avverso la sentenza di condanna per i reati di calunnia e violenza privata, afferma che le dichiarazioni della persona offesa, adeguatamente motivate nella loro credibilità soggettiva e attendibilità intrinseca, possono costituire prova sufficiente per l'affermazione della responsabilità penale dell'imputato, anche in assenza di ulteriori riscontri esterni, purché la motivazione sia logica e congrua. Inoltre, il giudice di merito gode di un ampio potere discrezionale nella valutazione della prova, non sindacabile in sede di legittimità se non in caso di manifesta illogicità o irrazionalità. Pertanto, la Corte di Cassazione ritiene inammissibile il ricorso, in quanto le censure mosse dal ricorrente si risolvono in una mera riproposizione delle ragioni già disattese dai giudici di merito, senza confrontarsi con la puntuale e adeguata motivazione della sentenza impugnata.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SESTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. MOGINI Stefano - Presidente

Dott. COSTANZO Angelo - Consigliere

Dott. AGLIASTRO Mirella - Consigliere

Dott. DI STEFANO Pierluigi - Consigliere

Dott. VIGNA Maria - rel. Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato a (OMISSIS);
avverso la sentenza del 13/02/2018 della CORTE APPELLO SEZ. DIST. di SASSARI;
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
udita la relazione svolta dal Consigliere, Dott.ssa MARIA SABINA VIGNA;
udito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore, Dott. DE MASELLIS MARIELLA, che ha concluso chiedendo l'inammissibilita' del ricorso;
udito il difensore, avv. (OMISSIS), in difesa d…

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