Cassazione penale Sez. V sentenza n. 17476 del 18 aprile 2018

ECLI:IT:CASS:2018:17476PEN

Massima

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Il reato di false dichiarazioni a pubblico ufficiale (art. 496 c.p.) si configura anche quando l'agente, dopo aver fornito false generalità, le rettifica prima che le stesse siano verbalizzate, in quanto la lesione al bene giuridico della fede pubblica si realizza indipendentemente dalla consapevolezza del pubblico ufficiale in ordine alla falsità della dichiarazione. Il tentativo del reato non è configurabile in tali ipotesi, poiché la condotta si perfeziona con la mera comunicazione di false generalità al pubblico ufficiale, a prescindere dalla redazione di un atto pubblico. La giurisprudenza di legittimità ritiene, infatti, che il reato di false dichiarazioni sia consumato al momento della dichiarazione mendace, a nulla rilevando che la stessa non sia stata successivamente verbalizzata, in quanto la norma incriminatrice tutela la fede pubblica indipendentemente dalla concreta lesione del bene giuridico protetto.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. LAPALORCIA Grazia - Presidente

Dott. ZAZA Carlo - rel. Consigliere

Dott. SCOTTI Umberto Luigi - Consigliere

Dott. FIDANZIA Andrea - Consigliere

Dott. AMATORE Roberto - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato il (OMISSIS);
avverso la sentenza del 16/11/2016 della CORTE APPELLO di MILANO;
visti gli atti, il provvedimento impugnato ed il ricorso;
udita la relazione svolta dal Consigliere Dr. Carlo Zaza;
udito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore generale Dr. Salzano Francesco, che ha concluso per l'inammissibilita' del ricorso.
RITENUTO IN FATTO
1. (OMISSIS) ricorre avverso la sentenza del 16 novembre 2016 con la quale la Corte di appello di Milan…

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