Il principio di diritto fondamentale che emerge dalla sentenza può essere così formulato: Il rilascio di un precedente permesso di costruire, successivamente decaduto per mancato utilizzo, non preclude al privato la possibilità di presentare un nuovo progetto edilizio, anche diverso dal precedente, purché ammissibile secondo la normativa vigente. L'amministrazione non può negare il nuovo titolo abilitativo in ragione della mera incompatibilità con il precedente progetto, in quanto la normativa sui titoli edilizi mira a stabilire quali trasformazioni del territorio siano ammissibili, senza imporre ai privati l'esecuzione di un determinato intervento. Pertanto, la perizia che aveva attestato l'incongruità strutturale dell'edificio, a fondamento del precedente permesso di costruire, non vincola l'amministrazione a negare un successivo progetto di ristrutturazione, in quanto tale perizia attesta solo la necessità di un intervento di riqualificazione, senza precludere soluzioni progettuali diverse. Tuttavia, l'ampliamento volumetrico che interessa anche un edificio a destinazione commerciale confinante, mediante una sopraelevazione strutturalmente connessa, non può essere autorizzato ai sensi dell'art. 3 della L.R. n. 49/2009, in quanto tale norma circoscrive il suo ambito di applicazione alle sole volumetrie a totale o prevalente destinazione residenziale.