Il reato di furto si configura anche quando l'agente si impossessi di un bene mobile altrui oggetto di smarrimento, in quanto il bene conserva chiari segni dell'altrui legittimo possesso, come il codice IMEI stampato nel vano batteria di un telefono cellulare. In tali casi, la condotta integra il reato di furto di cui all'art. 624 c.p. e non il reato di appropriazione di cose smarrite, depenalizzato dal d.lgs. n. 7/2016, atteso che l'agente è consapevole dell'altrui titolarità del bene. Inoltre, l'accettazione di un telefono cellulare nuovo, privo di confezione e accessori, senza richiedere informazioni sulla provenienza, integra l'elemento soggettivo del reato di ricettazione di cui all'art. 648 c.p., comma 2, in quanto tale condotta è incompatibile con la buona fede e rivela la consapevolezza della provenienza delittuosa del bene. La motivazione della sentenza che afferma tali principi, valorizzando gli elementi probatori in modo logico e coerente, è immune da vizi logici o contraddittorietà, e pertanto insindacabile in sede di legittimità, non potendosi sostituire una diversa valutazione delle risultanze istruttorie.