Cassazione penale Sez. I sentenza n. 16223 del 28 maggio 2020

ECLI:IT:CASS:2020:16223PEN

Massima

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Il delitto di associazione di tipo mafioso di cui all'art. 416-bis c.p. ricorre quando un gruppo di tre o più persone si avvale della forza di intimidazione del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento e di omertà che ne deriva per commettere delitti, acquisire in modo diretto o indiretto la gestione o il controllo di attività economiche, di concessioni, di autorizzazioni, appalti e servizi pubblici o per realizzare profitti o vantaggi ingiusti per sé o per altri, ovvero al fine di impedire od ostacolare il libero esercizio del voto o di procurare voti a sé o ad altri in occasione di consultazioni elettorali. L'elemento strutturale del reato è la capacità dell'associazione di proiettarsi verso l'esterno, di radicarsi nel territorio in cui opera e di determinare nella collettività insediata nell'area di operatività del sodalizio una condizione di assoggettamento e omertà, derivante dalla forza di intimidazione promanante dal vincolo associativo. Pertanto, è necessario che l'associazione abbia conseguito in concreto, nell'ambiente circostante nel quale opera, un'effettiva capacità di intimidazione, tale da estendere intorno a sé una diffusa percezione della sua efficienza nell'esercizio della forza, anche a prescindere da singoli atti di intimidazione concreti posti in essere dai singoli associati. La condotta di partecipazione all'associazione mafiosa non può consistere in un mero status o in una condivisione meramente psicologica del programma criminoso, ma deve sostanziarsi in un agire concreto e causalmente efficace rispetto agli scopi dell'associazione, che implichi un inserimento strutturale e organico nell'organizzazione criminosa. La prova dell'appartenenza può emergere anche da significativi facta concludentia, senza necessità dell'affiliazione rituale o della commissione di reati-fine, purché sia dimostrato un ruolo dinamico e funzionale dell'agente all'interno del sodalizio. Infine, l'elemento soggettivo del reato si configura quando l'agente abbia la consapevole volontà di far parte della compagine criminosa al fine di condividerne l'attività svolta e gli obiettivi criminali.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE PRIMA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. TARDIO Angela - Presidente

Dott. FIORDALISI Domenico - Consigliere

Dott. LIUNI Teresa - Consigliere

Dott. BINENTI Roberto - Consigliere

Dott. CAPPUCCIO Daniele - rel. Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato a (OMISSIS);
avverso la sentenza del 12/03/2018 della CORTE ASSISE APPELLO di LECCE;
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
udita la relazione svolta dal Consigliere Dr. DANIELE CAPPUCCIO;
udito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore Dr. PICARDI ANTONIETTA, la quale ha concluso chiedendo il rigetto del ricorso;
udito il difensore, avv. (OMISSIS), del foro di TARANTO, in difesa di (OMISSIS), il quale ha concluso chiedendo l'accogliment…

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