Il giudice, in sede di convalida di un provvedimento amministrativo restrittivo della libertà personale, è tenuto a effettuare un controllo di legalità sulla sussistenza di tutti i presupposti legittimanti l'adozione dell'atto da parte dell'autorità amministrativa, verificando in particolare la pericolosità concreta ed attuale del soggetto, l'attribuibilità a quest'ultimo delle condotte addebitate e la loro riconducibilità alle ipotesi previste dalla legge, nonché la sussistenza di ragioni di necessità ed urgenza. Il giudice deve altresì valutare la congruità della durata della misura, potendola eventualmente ridurre. Tale motivazione, pur potendo essere "per relationem" attraverso il richiamo del provvedimento amministrativo e degli atti del procedimento, deve comunque esplicitare la positiva revisione del percorso logico che ha indotto il provvedimento convalidato e la valutazione delle argomentazioni degli altri soggetti che hanno partecipato all'iter procedimentale. Il difetto di motivazione su tali profili comporta l'annullamento del provvedimento di convalida con rinvio al giudice per il riesame. Nel caso di soggetto minorenne, la competenza a provvedere sulla convalida spetta in via esclusiva ed inderogabile al Tribunale per i Minorenni.