La revoca illegittima di un'autorizzazione amministrativa non comporta automaticamente il diritto al risarcimento del danno da parte del privato, qualora il pregiudizio lamentato non sia direttamente e causalmente riconducibile all'azione amministrativa, ma dipenda da fattori estranei e indipendenti, come la precarietà economica e gestionale dell'impresa, l'inadempimento di obbligazioni contrattuali pregresse, l'intervenuta cessazione di fatto dell'attività per ragioni diverse dalla revoca. In tali casi, l'annullamento dell'atto illegittimo costituisce sufficiente tutela, senza che possa essere imposta all'amministrazione l'integrale copertura di danni futuri ed ipotetici, in violazione dei principi di solidarietà sociale e del dovere dei privati di attivarsi per superare autonomamente le situazioni pregiudizievoli. Il risarcimento del danno è ammissibile solo ove il privato dimostri l'esistenza di un nesso causale certo e diretto tra l'azione amministrativa illegittima e il pregiudizio subito, nonché l'impossibilità di evitare tale pregiudizio attraverso il ricorso al credito o l'attivazione di altre fonti di reddito.