Il reato di omissione di atti d'ufficio, previsto dall'art. 328 c.p., si configura quando il pubblico ufficiale o l'incaricato di pubblico servizio, senza giustificato motivo, omette o ritarda di compiere atti del proprio ufficio. Tale reato si distingue dal reato di rifiuto di atti legalmente dovuti, di cui all'art. 366 c.p., che sanziona invece i comportamenti prodromici all'assunzione di funzioni pubbliche, con esclusione di quelli riguardanti la fase esecutiva dell'incarico. Pertanto, qualora il consulente tecnico d'ufficio, regolarmente immesso nelle funzioni, ritardi ingiustificatamente il deposito della relazione peritale, il fatto è qualificabile come omissione di atti d'ufficio ai sensi dell'art. 328 c.p. e non come rifiuto di atti legalmente dovuti. Inoltre, il termine di prescrizione del reato di omissione di atti d'ufficio decorre dalla scadenza del termine ultimo fissato per il deposito della relazione, e non dalla data di trasmissione degli atti alla Procura della Repubblica. Conseguentemente, il reato è estinto per intervenuta prescrizione qualora, dalla scadenza del termine ultimo per il deposito, sia decorso il termine quinquennale di prescrizione, aumentato fino alla metà per le interruzioni.