Cassazione penale Sez. VI sentenza n. 24023 del 15 giugno 2011

ECLI:IT:CASS:2011:24023PEN

Massima

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Il pubblico ufficiale che, nell'esercizio delle sue funzioni, subisce una minaccia da parte di un soggetto che intende ostacolare l'attività dell'ufficio, può essere tutelato penalmente anche quando la minaccia sia stata formulata dopo il compimento dell'atto, qualora risulti che essa sia stata pronunciata con l'intento di esercitare pressioni sul pubblico ufficiale a causa dell'adempimento del suo dovere. In tali casi, la condotta del soggetto agente integra il reato di minaccia aggravata dall'abuso della qualità di pubblico ufficiale, a prescindere dal fatto che l'azione intimidatoria non sia stata idonea a impedire il compimento dell'atto, essendo sufficiente che essa sia stata rivolta a condizionare l'esercizio della funzione pubblica. Peraltro, la mancata denuncia immediata da parte del pubblico ufficiale non esclude la concretezza della minaccia, qualora questa risulti comprovata da altri elementi di fatto, come il successivo comportamento pretestuoso e vessatorio assunto dall'agente nei confronti del pubblico ufficiale.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SESTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. GARRIBBA Tito - Presidente

Dott. MILO Nicola - Consigliere

Dott. GRAMENDOLA Francesco P - Consigliere

Dott. LANZA Luigi - Consigliere

Dott. PETRUZZELLIS Anna - rel. Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

1. Ci. Fi. , nato a (OMESSO);

avverso la sentenza del 18/06/2009 della Corte d'appello di Palermo;

visti gli atti, il provvedimento denunziato e il ricorso;

udita la relazione svolta dal Consigliere Dr. ((omissis));

udito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore Generale Dr. ((omissis)), che ha concluso chiedendo il rigetto del ricorso;

udito il difensore della parte civile, avv. ((omi…

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