Cassazione penale Sez. II sentenza n. 24917 del 6 giugno 2013

ECLI:IT:CASS:2013:24917PEN

Massima

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Il principio di diritto fondamentale che emerge dalla sentenza è il seguente: La minaccia di divulgare notizie riservate sulla vita intima di una persona, in un contesto sociale e culturale caratterizzato da riservatezza e timidezza della vittima, può integrare il reato di estorsione, in quanto idonea a comprimere la libertà di autodeterminazione della persona offesa, inducendola a subire un male minore, come il pagamento di somme di denaro. Tale minaccia non può essere ricondotta alla fattispecie della circonvenzione di incapace, quando l'atto pregiudizievole è indotto con violenza e minaccia, come nel caso di specie. Inoltre, il diniego delle attenuanti generiche può essere adeguatamente motivato con riferimento all'oggettiva gravità della condotta, protrattasi per lungo tempo e cagionando un ingente danno patrimoniale, nonché alla intensità del dolo e all'incapacità dell'imputato di apprezzare il disvalore della propria azione, a prescindere dalla sua incensuratezza.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SECONDA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. CASUCCI Giuliano - Presidente

Dott. TADDEI M.B. - rel. Consigliere

Dott. MACCHIA Alberto - Consigliere

Dott. DE CRESCIENZO Ugo - Consigliere

Dott. DI MARZIO Fabrizio - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

(OMISSIS), nato a (OMISSIS);

avverso la sentenza 125/12 della Corte d'appello di Potenza;

visti gli atti, il provvedimento impugnato ed il ricorso;

udita la relazione svolta dal consigliere Margherita B. Taddei;

udito il Pubblico Ministero in persona del Sostituto Procuratore generale, Dott. FODARONI Maria Giuseppina, che ha concluso per l'inammissibilita' del ricorso;

udito per la parte civile (OMISSIS), l'avv. (OMISSIS), in sostituzio…

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