Il rilascio di un permesso di costruire in sanatoria ai sensi dell'art. 32 del D.L. n. 269/2003, convertito in L. n. 326/2003, preclude l'adozione di provvedimenti repressivi dell'abuso edilizio, in quanto la presentazione tempestiva dell'istanza di condono comporta la "paralisi del potere repressivo complessivamente inteso". Pertanto, l'annullamento in autotutela di tale permesso di costruire in sanatoria è illegittimo qualora l'istanza di condono sia stata presentata entro il termine di legge, indipendentemente dall'eventuale adozione di precedenti provvedimenti di demolizione, in quanto la definizione del procedimento di condono assume carattere pregiudiziale rispetto all'esercizio dei poteri sanzionatori. L'Amministrazione, nell'esercitare il potere di autotutela, deve valutare l'interesse pubblico concreto ed attuale alla rimozione dell'atto, tenendo conto anche delle posizioni giuridiche soggettive consolidate in capo ai destinatari, e deve motivare adeguatamente in ordine alla sussistenza di tali presupposti, non potendo limitarsi a richiamare il mero ripristino della legalità violata. Inoltre, il termine di diciotto mesi per l'esercizio del potere di annullamento in autotutela, introdotto dall'art. 6 della L. n. 124/2015, decorre dalla data di entrata in vigore della nuova disciplina, fermo restando l'operatività del "termine ragionevole" già previsto dalla precedente versione dell'art. 21-nonies della L. n. 241/1990.