Il diniego del visto di ingresso per lavoro subordinato è legittimo qualora la domanda sia corredata da documentazione contenente attestazioni non corrispondenti alla reale situazione anagrafica del richiedente, in quanto la presentazione di documentazione falsa o contraffatta comporta automaticamente, oltre alle relative responsabilità penali, l'inammissibilità della domanda, ai sensi dell'art. 4, comma 2, del d.lgs. n. 286/1998. In tali casi, l'omissione di formalità procedimentali, come la mancata comunicazione del preavviso di rigetto ex art. 10-bis della l. n. 241/1990, non determina l'annullamento del provvedimento di diniego, in quanto il contenuto dispositivo dello stesso non avrebbe potuto essere diverso, non essendo rilevanti eventuali deduzioni del privato a fronte di dati anagrafici non veritieri. Pertanto, il provvedimento di diniego del visto di ingresso per lavoro subordinato è legittimo qualora risulti che la domanda sia stata presentata con documentazione falsa o contraffatta, non essendo necessaria la previa comunicazione del preavviso di rigetto, in quanto tale violazione formale non ha inciso sulla legittimità sostanziale del provvedimento.