Il superiore gerarchico può esprimere giudizi anche gravemente negativi nei confronti del personale dipendente, purché tali giudizi siano formulati nell'adempimento di un atto del proprio ufficio, non siano esposti con un linguaggio di per sé offensivo, si riferiscano a circostanze e fatti effettivamente verificatisi, siano indirizzati soltanto agli organi amministrativi competenti e trasmessi con le opportune forme. Tuttavia, qualora il superiore gerarchico, pur prendendo a pretesto un episodio specifico, esprima un giudizio complessivo di inefficienza e di scarso rendimento in ordine a tutta l'attività lavorativa fino a quel momento prestata dal dipendente, in contrasto con i giudizi positivi precedentemente espressi e del tutto ingiustificato in relazione all'episodio che lo ha indotto a informare gli organi competenti, tale condotta dimostra la chiara volontà di voler offendere e screditare la reputazione del dipendente nell'ambito dell'amministrazione, configurando il reato di diffamazione, salvo che ricorrano i presupposti per l'esimente di cui all'art. 51 c.p.