La massima giuridica che si può estrarre dalla sentenza è la seguente: Il permesso di costruire per lavori di ristrutturazione edilizia può essere legittimamente annullato dall'amministrazione quando l'intervento progettato non rispetta la sagoma e la volumetria preesistenti del fabbricato, configurandosi invece come una nuova costruzione, e quando vi sia una sostanziale difformità tra quanto indicato negli elaborati grafici di progetto e la effettiva consistenza del manufatto esistente al momento della presentazione dell'istanza edilizia. Infatti, la ristrutturazione edilizia postula necessariamente la preesistenza di un fabbricato da ristrutturare, ossia di un organismo edilizio dotato di mura perimetrali, strutture orizzontali e copertura, onde la ricostruzione su ruderi o su un edificio già da tempo demolito, anche se soltanto in parte, costituisce una nuova opera e, come tale, è soggetta alle comuni regole edilizie e paesistico-ambientali vigenti al momento della riedificazione. Pertanto, l'annullamento del permesso di costruire è legittimo qualora l'intervento progettato non possa essere ricondotto alla ristrutturazione edilizia per difformità di sagoma e volumetria rispetto al preesistente fabbricato, e quando risulti accertata una sostanziale divergenza tra la rappresentazione del manufatto esistente contenuta negli elaborati di progetto e la sua effettiva consistenza al momento della presentazione dell'istanza edilizia. Tali rilievi, essendo autonomamente idonei a supportare la legittimità del provvedimento di annullamento, rendono assorbenti ogni altra questione formulata dal ricorrente.