Cassazione penale Sez. V sentenza n. 34519 del 5 agosto 2014

ECLI:IT:CASS:2014:34519PEN

Massima

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Il reato di uso di atto falso di cui all'art. 489 c.p. si configura anche quando l'imputato utilizzi un certificato medico, apparentemente sottoscritto dal professionista, ma in realtà firmato in bianco e successivamente riempito abusivamente, senza che sia necessario accertare la genuinità della firma, essendo sufficiente la prova che il medico non abbia mai visitato l'imputato né rilasciato il certificato in questione. Inoltre, la validità dell'identificazione fotografica dell'imputato come autore di un reato non è inficiata dalla circostanza che la fotografia utilizzata per il riconoscimento sia una mera fotocopia, anziché l'originale, né dalla generica contestazione di presunte discrasie tra la descrizione fornita dai testimoni e le caratteristiche somatiche dell'imputato, quando la sentenza di primo grado, non impugnata sul punto, abbia dato atto della corrispondenza dell'immagine ritraente l'imputato alla sua persona.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. LOMBARDI Alfredo M. - Presidente

Dott. BRUNO Paolo A. - Consigliere

Dott. VESSICHELLI Maria - Consigliere

Dott. PISTORELLI Luca - rel. Consigliere

Dott. DE MARZO Giuseppe - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

(OMISSIS), nato a (OMISSIS);

avverso la sentenza del 10/5/2013 della Corte d'appello di Lecce;

visti gli atti, il provvedimento impugnato ed il ricorso;

udita la relazione svolta dal Consigliere Dott. PISTORELLI Luca;

udito il Pubblico Ministero in persona del Sostituto Procuratore generale Dott. SPINACI Sante, che ha concluso per l'inammissibilita' del ricorso.

RITENUTO IN FATTO

1. La Corte d'appello di Lecce confermava la …

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