La realizzazione di un intervento edilizio in area vincolata sotto il profilo paesaggistico è subordinata all'ottenimento di una variante in deroga al piano territoriale paesistico vigente, nonché all'acquisizione dell'autorizzazione paesaggistica, il cui diniego da parte dell'autorità preposta alla tutela del vincolo impedisce la realizzazione dell'opera, senza che il privato possa vantare un affidamento tutelabile sulla base del mero assenso preliminare o dell'approvazione del progetto definitivo condizionata al superamento di tali vincoli. In tale contesto, la scelta dell'amministrazione comunale di non insistere sulla richiesta di variante al piano paesistico, a fronte del mancato riscontro da parte della Regione e del parere negativo della Soprintendenza, si configura come una determinazione ragionevole e conforme all'interesse pubblico alla tutela del paesaggio, non sindacabile in sede giurisdizionale se non in caso di manifesta illogicità o irragionevolezza. Inoltre, l'omessa impugnazione degli atti di diniego dell'autorizzazione paesaggistica e la cessione di parte dei suoli da parte del privato prima di tali provvedimenti precludono la possibilità di configurare un nesso causale tra gli atti amministrativi impugnati e il danno lamentato, escludendo così la responsabilità risarcitoria dell'amministrazione. In presenza di tali circostanze, il rigetto del ricorso e l'applicazione della sanzione di cui all'art. 26, comma 2, c.p.a. risultano pienamente giustificati.