Il principio di diritto fondamentale che emerge dalla sentenza è il seguente: Le riserve dell'appaltatore devono essere iscritte, a pena di decadenza, sul primo atto dell'appalto idoneo a riceverle successivo all'insorgenza del fatto che le ha determinate. Pertanto, qualora le riserve non siano state iscritte tempestivamente, ossia al momento del primo atto successivo all'insorgenza del fatto, esse devono ritenersi tardive e l'appaltatore decade dal diritto di farle valere. Tale principio trova applicazione anche negli appalti pubblici, in cui l'iscrizione tempestiva delle riserve costituisce un onere a carico dell'appaltatore, la cui inosservanza comporta la perdita del diritto di far valere le proprie pretese economiche derivanti dall'esecuzione dell'appalto. Ciò in quanto la risoluzione del contratto per inadempimento, comportando l'estinzione del rapporto contrattuale, rende incompatibili le successive pretese dell'appaltatore fondate sull'istituto delle riserve, le quali presuppongono l'esistenza di un contratto valido di cui si chiede l'esecuzione. Pertanto, una volta intervenuta la risoluzione del contratto per inadempimento, le eventuali pretese dell'appaltatore non possono più essere fatte valere attraverso il meccanismo delle riserve, ma devono seguire i principi di cui agli artt. 1453 e 1458 c.c. in tema di risoluzione contrattuale.