Il potere di revoca in autotutela di un provvedimento di aggiudicazione definitiva di una gara pubblica può essere legittimamente esercitato dalla stazione appaltante anche in assenza dei presupposti di cui all'art. 21-quinquies della legge n. 241/1990, qualora l'aggiudicazione non sia ancora divenuta efficace per mancato perfezionamento dell'iter procedimentale previsto dal Codice dei contratti pubblici. In tal caso, infatti, l'atto di ritiro dell'aggiudicazione non costituisce un provvedimento di autotutela, ma un mero atto di ritiro adottato in applicazione dell'art. 32, comma 7, del d.lgs. n. 50/2016, che condiziona l'efficacia dell'aggiudicazione al positivo riscontro dei requisiti di partecipazione dichiarati dal concorrente e alla loro permanenza fino all'aggiudicazione. Inoltre, la valutazione della congruità dell'offerta e delle giustificazioni prodotte dal concorrente in sede di verifica dell'anomalia rientra nella discrezionalità tecnica della stazione appaltante, sindacabile solo in caso di macroscopica illogicità o erroneità fattuale che renda palese l'inattendibilità complessiva dell'offerta, senza che il giudice possa sostituire il proprio giudizio a quello dell'amministrazione.