Il Tribunale Amministrativo Regionale, nel dichiarare inammissibile il ricorso avverso il provvedimento comunale che aveva ritenuto legittimi i titoli edilizi rilasciati ai controinteressati, ha affermato che il criterio della vicinitas, pur idoneo a definire la sussistenza di una posizione giuridica qualificata e differenziata e, dunque, della legittimazione ad agire, non esaurisce le condizioni di ammissibilità del ricorso, dovendo il ricorrente fornire anche la prova dell'interesse ad agire, cioè del concreto pregiudizio derivante dall'atto impugnato, sia esso di carattere patrimoniale o di deterioramento delle condizioni di vita o di peggioramento dei caratteri urbanistici che connotano l'area a cagione del progetto autorizzato. La sola vicinanza agli immobili non basta a fondare l'interesse a ricorrere avverso il titolo edilizio, essendo necessario dimostrare l'esistenza di uno specifico pregiudizio, quale la diminuzione di aria, luce, visuale o panorama oppure le menomazioni di valori urbanistici e le degradazioni dell'ambiente in conseguenza dell'aumentato carico urbanistico in termini di riduzione dei servizi pubblici, sovraffollamento, aumento del traffico. Il ricorrente, nel caso di specie, si è limitato a dimostrare il mero collegamento territoriale stabile con l'area interessata, senza provare il concreto pregiudizio materiale che può subire nella propria sfera giuridica per effetto della realizzazione edificatori in contestazione, con conseguente declaratoria di inammissibilità del ricorso.