Il contrasto di giudicati, quale causa di revisione ai sensi dell'art. 630 c.p.p., lett. a), deve riguardare gli elementi storici presi in considerazione per la ricostruzione del fatto-reato e non la diversa valutazione dei medesimi elementi probatori o l'interpretazione delle norme processuali. Pertanto, la mera divergenza di valutazioni giudiziali sulla sussistenza di una circostanza aggravante, pur incidente sul trattamento sanzionatorio, non integra un contrasto di giudicati idoneo a fondare la revisione, atteso che l'errore di diritto o di valutazione del fatto non rientra tra i casi di revisione previsti dalla legge. La Corte di cassazione ha più volte ritenuto manifestamente infondata la questione di legittimità costituzionale dell'art. 631 c.p.p., nella parte in cui esclude la possibilità di revisione per ottenere la dichiarazione di responsabilità per un reato meno grave, in quanto tale limitazione risponde all'esigenza di bilanciare il favor innocentiae con le esigenze di certezza e stabilità del giudicato, in ossequio al principio di ragionevolezza.