Il principio di diritto fondamentale che emerge dalla sentenza può essere così espresso: La dichiarazione offensiva della persona offesa, successiva a quella pronunciata dall'imputato, non integra la scriminante della reciprocità delle offese di cui all'art. 599 c.p., comma 1, in quanto la provocazione verbale dell'imputato deve precedere e non seguire l'ingiuria della persona offesa affinché possa trovare applicazione tale causa di non punibilità. Inoltre, la mera descrizione della condotta dell'imputato e il richiamo alle deposizioni testimoniali, senza ulteriori argomentazioni, costituisce motivazione adeguata ai sensi dell'art. 192 c.p.p., comma 3, non essendo necessari elementi di riscontro estrinseci alle dichiarazioni della persona offesa, specie quando questa non si sia costituita parte civile. Infine, la generica allegazione della sussistenza degli elementi costitutivi della legittima difesa, senza una specifica dimostrazione della minaccia o aggressione ingiusta subita dalla moglie dell'imputato, non è sufficiente a giustificare l'applicazione di tale esimente ai sensi dell'art. 52 c.p.