Il militare che, in servizio di vigilanza presso un ufficio giudiziario, offende con espressioni ingiuriose e minacce il prestigio, l'onore e la dignità di militari di grado inferiore, commette il reato di ingiuria militare aggravata, in quanto la condotta, oltre a causare la distrazione dal servizio delle persone offese, non consente un giudizio di speciale tenuità. La particolare natura del servizio svolto e la differenza di grado tra i soggetti coinvolti giustificano la configurazione dell'aggravante, in quanto l'offesa arrecata ai militari di rango inferiore lede il principio gerarchico e disciplinare che caratterizza l'ordinamento militare. Pertanto, la Corte di Cassazione ha ritenuto manifestamente infondato il ricorso avverso la sentenza di condanna, in quanto la motivazione della Corte di merito appare logica, esaustiva e fondata su precise emergenze istruttorie, non essendo sindacabili in sede di legittimità le valutazioni del giudice di merito circa la rilevanza e attendibilità delle fonti di prova. Inoltre, la Corte ha ritenuto infondata la questione di legittimità costituzionale sollevata in relazione al reato di ingiuria militare, in considerazione del particolare bene giuridico tutelato dalla fattispecie incriminatrice.