Il principio di diritto fondamentale che emerge dalla sentenza è il seguente: Il giudice di legittimità non può esaminare nel merito le questioni sollevate con un atto di impugnazione quando vi sia alla base del gravame una situazione di carattere pregiudiziale e assorbente che ne determini l'inammissibilità, come nel caso di inosservanza dei termini per la proposizione dell'appello. Infatti, l'esame del merito delle questioni sollevate con l'atto d'impugnazione è precluso quando l'impugnazione risulti inammissibile ai sensi dell'art. 591 c.p.p., comma 1, per violazione delle disposizioni di cui agli artt. 582, 583, 585 e 586 c.p.p. In tali ipotesi, il giudice di legittimità deve limitarsi a dichiarare l'inammissibilità del ricorso, senza poter entrare nel merito delle questioni prospettate, in quanto la declaratoria di inammissibilità ha carattere pregiudiziale e produce effetti ex tunc, rendendo ulteriormente inammissibile il ricorso per cassazione. Tale principio trova fondamento nel carattere eccezionale del giudizio di legittimità, il quale presuppone necessariamente la regolare instaurazione e prosecuzione di un valido rapporto giuridico processuale mediante la proposizione di un atto di gravame conforme alle disposizioni di legge. Pertanto, il giudice di legittimità, una volta accertata l'inammissibilità dell'impugnazione per violazione delle norme sulla sua proposizione, non può entrare nel merito delle questioni sollevate, dovendo limitarsi a dichiarare l'inammissibilità del ricorso, con la conseguente condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende.