La Soprintendenza per i beni architettonici e paesaggistici può legittimamente annullare un'autorizzazione paesaggistica rilasciata dal Comune, anche oltre il termine perentorio di sessanta giorni previsto dall'art. 159, comma 3, del d.lgs. 22 gennaio 2004, n. 42, qualora la stessa risulti carente di adeguata motivazione e di istruttoria, in quanto l'Amministrazione statale, pur avendo offerto alla parte interessata la possibilità di emendare le carenze riscontrate, non ha ricevuto elementi di valutazione ulteriori che potessero giustificare il provvedimento comunale. Ciò in quanto il termine di sessanta giorni può essere interrotto dalla Soprintendenza per effettuare richieste istruttorie, ai sensi dell'art. 6, comma 6-bis, del d.m. 13 giugno 1994, n. 495, senza che ciò comporti una decadenza dal potere di annullamento, atteso che il termine riprende a decorrere dal ricevimento della documentazione o dall'acquisizione delle risultanze degli accertamenti tecnici richiesti. Inoltre, l'annullamento dell'autorizzazione paesaggistica può essere legittimamente motivato anche con riferimento all'eccesso di volumetria dell'intervento edilizio rispetto alla densità edilizia della zona, nonostante il Comune avesse ritenuto l'intervento compatibile con il vincolo paesaggistico, in quanto non alterava in maniera sostanziale lo stato preesistente dei luoghi, atteso che l'Amministrazione statale ha offerto alla parte interessata la possibilità di riconsiderare l'intervento, apportando le necessarie correzioni sotto il profilo volumetrico, al fine di conformarlo alla densità edilizia della zona.