Cassazione penale Sez. II sentenza n. 5165 del 1 febbraio 2013

ECLI:IT:CASS:2013:5165PEN

Massima

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Il pericolo di reiterazione del reato, quale esigenza cautelare, può essere desunto dalla modalità della condotta tenuta in occasione del reato, a prescindere dallo stato di incensuratezza dell'imputato e dal tempo trascorso, qualora i fatti siano plurimi. Inoltre, ai fini della motivazione del provvedimento di custodia in carcere, non è necessaria un'analitica dimostrazione delle ragioni che rendono inadeguata ogni altra misura cautelare, essendo sufficiente che il giudice indichi, con argomenti logico-giuridici tratti dalla natura e dalle modalità di commissione dei reati nonché dalla personalità dell'indagato, gli elementi specifici che, nella singola fattispecie, fanno ragionevolmente ritenere la custodia in carcere come la misura più adeguata ad impedire la prosecuzione dell'attività criminosa, rimanendo in tal modo superata e assorbita l'ulteriore dimostrazione dell'inidoneità delle subordinate misure cautelari.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SECONDA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. CASUCCI Giuliano - Presidente

Dott. MACCHIA Alberto - Consigliere

Dott. DE CRESCIENZO Ugo - Consigliere

Dott. DAVIGO Piercamill - Consigliere

Dott. IASILLO Adriano - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

Sui ricorsi proposti da:

(OMISSIS), nato a (OMISSIS);

(OMISSIS), nato a (OMISSIS);

(OMISSIS), nato a (OMISSIS);

avverso l'ordinanza del Tribunale di Roma, in data il 14/9/2012;

Sentita la relazione della causa fatta dal consigliere Dott. Davigo Piercamillo;

Udita la requisitoria del sostituto procuratore generale, dott. Antonio Gialanella, il quale ha concluso chiedendo che il ricorso sia dichiarato inammissibile.

RITENUTO IN FATTO

Con ordinanza del 30.5.2012, i…

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