La circostanza attenuante della provocazione di cui all'art. 62, n. 2, c.p. ricorre quando sussistono i seguenti requisiti: 1) un fatto ingiusto altrui, inteso come una condotta contraria a norme giuridiche, morali o sociali, reputata tale nell'ambito di una determinata collettività; 2) uno stato d'ira, costituito da un'alterazione emotiva che può anche protrarsi nel tempo e non essere in rapporto di immediata reazione; 3) un nesso di causalità psicologica tra il fatto ingiusto e lo stato d'ira, indipendentemente dalla proporzionalità tra l'azione ingiusta e la reazione, purché sia riscontrabile una qualche adeguatezza tra le due condotte. L'adeguatezza non è un requisito della circostanza, ma opera sul piano probatorio, nel senso che una reazione manifestamente sproporzionata può essere indice della mancanza del nesso causale psicologico. Pertanto, il giudice deve valutare complessivamente le circostanze del caso concreto, senza limitarsi a considerare la sola sproporzione tra l'azione ingiusta e la reazione, ma verificando se quest'ultima sia stata effettivamente determinata dallo stato d'ira provocato dal fatto ingiusto altrui.