Cassazione penale Sez. VI sentenza n. 26148 del 23 giugno 2009

ECLI:IT:CASS:2009:26148PEN

Massima

Generata da Simpliciter
Il pubblico ufficiale o l'incaricato di pubblico servizio che, nell'esercizio delle proprie funzioni, accetta denaro o altra utilità da un privato al fine di compiere atti contrari ai doveri d'ufficio o per favorire l'aggiudicazione di appalti pubblici, commette il reato di corruzione propria, punito più severamente rispetto alla corruzione impropria. Tale condotta è gravemente lesiva del principio di imparzialità e buon andamento della pubblica amministrazione, in quanto determina l'alterazione delle ordinarie procedure di selezione e affidamento degli appalti pubblici, con conseguente pregiudizio per la concorrenza e l'economicità della spesa pubblica. Tuttavia, qualora il pubblico ufficiale non abbia compiuto atti contrari ai doveri d'ufficio ma si sia limitato a ricevere denaro per favorire l'aggiudicazione di un appalto pubblico, il fatto può essere ricondotto alla fattispecie meno grave di corruzione impropria antecedente. In tali casi, la valutazione comparativa tra le circostanze attenuanti e l'aggravante della corruzione deve tenere conto non solo di elementi positivi relativi alla personalità dell'imputato, ma anche della gravità oggettiva del fatto, della sua capacità a delinquere e delle conseguenze dannose prodotte. Infine, il decorso del termine di prescrizione del reato determina l'estinzione dello stesso, indipendentemente dalla valutazione di colpevolezza dell'imputato.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SESTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. DE ROBERTO Giovanni - Presidente

Dott. OLIVA Bruno - Consigliere

Dott. MANNINO Saverio F. - Consigliere

Dott. SERPICO Francesco - Consigliere

Dott. DOGLIOTTI Massimo - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

Procuratore generale della Repubblica presso la Corte di appello di Milano;

nei confronti di:

Ma. Fr. , Pi. An. , Pi. En. , Li. Am. , Fo. Gi. e Al. Ce. ;

nonche' da:

Di. Ra. Vi. , Pi. An. , Pi. En. , Ma. Fr. , Al. Ce. ;

contro la sentenza in data 19 luglio 2005 della Corte di appello di Milano;

Letti gli atti e la sentenza impugnata;

Udita la relazione del Cons. Dott. OLIVA Bruno;

Sentito il Procuratore generale, che ha chiesto l…

Questo contenuto è riservato agli utenti registrati
Sentenze simili
Ricerca rapida tra milioni di sentenze
Trova facilmente ciò che stai cercando in pochi istanti. La nostra vasta banca dati è costantemente aggiornata e ti consente di effettuare ricerche veloci e precise.
Trova il riferimento esatto della sentenza
Addio a filtri di ricerca complicati e interfacce difficili da navigare. Utilizza una singola barra di ricerca per trovare precisamente ciò che ti serve all'interno delle sentenze.
Prova il potente motore semantico
La ricerca semantica tiene conto del significato implicito delle parole, del contesto e delle relazioni tra i concetti per fornire risultati più accurati e pertinenti.

Un nuovo modo di esercitare la professione

Offriamo agli avvocati gli strumenti più efficienti e a costi contenuti.