Il potere di pianificazione urbanistica del territorio, nell'accezione configurata dalla potestà legislativa concorrente, non è limitato alla sola disciplina della possibilità e dei limiti edificatori delle destinazioni delle zone, ma deve essere inteso in relazione ad un concetto di urbanistica che va al di là della mera disciplina coordinata dell'edificazione dei suoli, per realizzare finalità più complessive connesse alla regolazione di tutti gli aspetti dell'uso del territorio, tenendo conto delle potenzialità edificatorie in stretta relazione con la vocazione dei luoghi e con altre finalità, quali l'esigenza dei valori ambientali e paesaggistici, l'esigenza di tutela della salute e della vita salubre degli abitanti, le esigenze economico-sociali della comunità, il tutto in aderenza ad un modello di sviluppo che si intende imprimere ai luoghi stessi a mezzo di decisioni da adottarsi, in autodeterminazione, dalla comunità stessa attraverso le scelte dei suoi organi elettivi. Pertanto, l'Amministrazione comunale, nell'esercizio della propria discrezionalità pianificatoria, può legittimamente prevedere, nell'ambito di una variante urbanistica di riqualificazione di un'area, l'inserimento di terreni non inquinati all'interno di una più vasta zona classificata come sito contaminato, subordinando l'edificazione sull'intero comparto al completamento delle opere di bonifica, in applicazione del principio di precauzione e in conformità alle specifiche previsioni normative che autorizzano a comprendere nella pianificazione anche aree contigue a quelle soggette a bonifica, quando ciò sia urbanisticamente necessario per individuare un unico comparto edificatorio abbisognevole di una unitaria riqualificazione urbana e di una omogenea prospettiva di sviluppo, senza che ciò integri un vincolo atipico o gravoso, ulteriore rispetto alle limitazioni previste dalla normativa provinciale ambientale.