La proroga automatica e generalizzata delle concessioni demaniali marittime con finalità turistico-ricreative, in assenza di una procedura di selezione tra i potenziali candidati, è in contrasto con i principi di libera circolazione dei servizi, di par condicio, di imparzialità e di trasparenza sanciti dalla direttiva 2006/123/CE (c.d. direttiva Bolkestein) e dall'art. 49 del Trattato sul Funzionamento dell'Unione Europea. Tali principi eurounitari ostano all'applicazione di una normativa nazionale, come quella italiana, che prevede la proroga automatica di tali concessioni, in quanto ciò determina una disparità di trattamento tra gli operatori economici, precludendo o ostacolando le opportunità di gestione dei beni demaniali oggetto di concessione. Pertanto, le amministrazioni hanno l'obbligo di disapplicare la disciplina nazionale contrastante con il diritto dell'Unione Europea e di indire procedure di selezione conformi ai principi di concorrenza, libertà di stabilimento, imparzialità e trasparenza, salvo il caso in cui la concessione sia stata originariamente rilasciata in un periodo in cui non era ancora stato dichiarato che i contratti aventi un interesse transfrontaliero certo avrebbero potuto essere soggetti a obblighi di trasparenza, ipotesi in cui è giustificata una proroga finalizzata a tutelare la buona fede del concessionario. Tuttavia, tale possibilità di proroga per tutelare la buona fede si esaurisce con il secondo rinnovo della concessione.