Cassazione penale Sez. II sentenza n. 3213 del 23 gennaio 2014

ECLI:IT:CASS:2014:3213PEN

Massima

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Il pubblico ufficiale che, abusando del proprio potere gerarchico, minaccia sanzioni disciplinari nei confronti di un proprio sottoposto al fine di costringerlo a liquidare indebiti emolumenti, commette il reato di concussione. La semplice prospettazione di possibili sanzioni disciplinari da parte del superiore gerarchico, anche in assenza di una palese illiceità delle pretese economiche, può integrare gli estremi della costrizione psicologica qualora tale minaccia risulti priva di fondamento e finalizzata esclusivamente a condizionare la volontà del sottoposto. L'elemento soggettivo del reato è integrato dalla volontà prevaricatrice e condizionante del pubblico ufficiale, che si estrinseca in una condotta abusiva e coercitiva, indipendentemente dalla fondatezza delle richieste economiche avanzate. Pertanto, il pubblico ufficiale che, mediante l'indebita prospettazione di sanzioni disciplinari, costringe il proprio sottoposto a liquidare emolumenti non dovuti, risponde del reato di concussione, a prescindere dalla natura effettivamente indebita delle pretese economiche avanzate.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SECONDA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. PETTI Ciro - Presidente

Dott. PRESTIPINO Antonio - Consigliere

Dott. GALLO Domenico - rel. Consigliere

Dott. BELTRANI Sergio - Consigliere

Dott. DI MARZIO Fabrizio - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

(OMISSIS), nato a (OMISSIS);

avverso la sentenza 21/6/2012 della Corte d'appello di Milano, 3 sezione penale;

visti gli atti, il provvedimento impugnato ed il ricorso;

udita la relazione svolta dal consigliere Dr. ((omissis));

udito il Pubblico Ministero in persona del Sostituto Procuratore generale, Dr. ((omissis)), che ha concluso per l'annullamento senza rinvio per il capo A) perche' il fatto no…

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